Vista per Voi: Nugae, mostra personale di Enzo Tardia

“Chiudere gli occhi al mondo che ci circonda ci permette di aprirli all’inconscio” sosteneva Dora Marr, fotografa, pittrice e poetessa arcinota per la sua relazione con Pablo Picasso. E nella mia mente ha echeggiato questa frase mentre osservavo le ultime creazioni di Enzo Tardia, all’interno della sua recente mostra personale “Nugae. Scatole Magiche e frammenti d’arte”, curata da Martina Emanuela Palermo e Alessandra Infranca e ospitata dallo Spazio Espositivo Arti Librarie di Trapani.

20 erano le opere in mostra e variegate nella forma e nella sostanza: raffinate scatole magiche, tele di medio e grande formato, le piramidi e le nuovissime sculture-installazioni che, a mio avviso, attingono alla realtà quotidiana scandagliandola e scavando l’inconscio dell’artista  e arrivando all’essenza delle cose per restituire ai più una loro immagine rivisitata, riplasmata.

Tale scandaglio è operato da Enzo Tardia in modo multiforme: nelle scatole magiche, le pixides mirae, così come le ha definite nel suo testo critico Alessandra Infranca, questi preziosi oggetti d’arte si compongono di una scatola adorna di motivi geometricamente dinamici  che cela al suo interno, come fosse uno scrigno,  una tela altrettanto colorata e dalle cangianti e vorticose geometrie; le due piramidi – una a base quadrata, l’altra a base triangolare – e i legni sagomati evocano per forma e dimensione sì il movimento, ma inducono chi osserva ad analizzare da più prospettive, dall’alto al basso e viceversa, ma anche di lato, e questo è stato reso assai funzionale dal particolare allestimento che ha quasi trasformato in un tutt’uno le opere di Tardia e gli antichi macchinari e strumenti del laboratorio di restauro librario che ha ospitato l’esposizione.

Vera rivelazione di “Nugae. Scatole magiche e frammenti d’arte” sono state le 4 sculture-installazione esposte per la prima volta al pubblico da Enzo Tardia: osservandole in dettaglio, oggetti comuni come un vasetto di Nutella e dei pennelli hanno subito una sorta di processo alchemico-pittorico e sono stati trasmutati nella vera essenza della Pittura. Questi – solo apparentemente minimali – oggetti d’arte potrebbero essere quasi paragonati al prodotto tangibile e maneggevole di reazione alchemica: dalla combinazione dei colori che contraddistinguono le creazioni pittoriche di Tardia con dei particolari “strumenti” – pennelli e vasetti riciclati  in luogo di alambicchi di vetro – sostenuti da un’impalcatura metallica, Tardia ci ha soffiato idealmente sopra la sua fiamma creativa per eternare i simboli della Pittura.