Artisti a confronto: Pascal Catherine e Tiziana Viola-Massa

Artisti a confronto: Pascal Catherine vs Tiziana Viola-Massa

In occasione de “La vetrina di Natale. La grande cuvée”, collettiva di pittura ospitata fino al 23 dicembre, a Palermo, dalla IMQ di via Francesco Lo Jacono 6, la vostra Marga Rina ha deciso di organizzare tre momenti di incontro di volta in volta accoppiati dei 6 artisti Eugenia Affronti, Ilaria Caputo, Pascal Catherine, Roberto Fontana, Maria Grazia Sessa (Emmegi) e Tiziana Viola-Massa.

Il primo incontro ha visto protagonisti Pascal Catherine, francese di nascita ma siciliano da ormai 34 anni, che ama dipingere en plein air il paesaggio siciliano, e Tiziana Viola-Massa, artista palermitana e docente di pittura e disegno, che ama traslare su supporti polimaterici frammenti di vissuto e di interiorità.

Tiziana Viola-Massa e Pascal Catherine a confronto

Questi due artisti così diversi per cifra stilistica, tecnica e soggetti privilegiati si sono liberamente confrontati e quello che mi hanno raccontato mi ha meravigliato – e spero accada pure a voi! – perché, pur esprimendosi con linguaggi tra loro molto diversi, ho avuto modo apprezzare un entusiasmo e una fame e sete d’arte che li accomuna moltissimo! Ho volutamente messo in grassetto certe loro espressioni perché lasciano letteralmente il segno, e non solo a colpo di pennello!

Cominciamo!

Marga Rina: Ammirando e rimirando le tue opere, Tiziana, la parola che mi evocano è PASSIONE, mentre quando guardo le tue, Pascal, mi viene in mente la parola RIFLESSIONE. Vi trovate d’accordo col mio pensiero?

T. Viola-Massa, Oro dentro, The woman in gold

Tiziana Viola-Massa: La passione sì, ma nel rinascere ogni volta da ogni contesto. È una passione verso la vita, verso la voglia di realizzazione di se stesse e passione per tutto quello che è il corso della mia vita, nel mio caso l’Arte. Non è solo un lavoro, per me è una necessità di comunicare nella lingua migliore che conosco.

Pascal Catherine: Avrei preferito la passione piuttosto che la riflessione (ride)! Ma a ben rifletterci, è un lavoro che è un proseguimento di una riflessione. Quando sono arrivato in Sicilia, all’inizio ho iniziato a fare degli studi anatomici e poi, poiché ho iniziato e ho continuato nel tempo ad avere molti contatti con la campagna, mi sono avvicinato ai contadini perché sapevano guardare bene ed è quello che mi hanno trasmesso. Dall’osservazione attenta della campagna, mi è venuta la passione per tutto il paesaggio siciliano e tutta la flora  e la fauna. E ho continuato ad entrare dentro questo spazio e questa dimensione, utilizzando delle tecniche che a Palermo mi sono state trasmesse dai restauratori di quadri, per esempio l’utilizzo della colla di pelle di coniglio o del gesso. Ho pure realizzato delle cornici con queste tecniche e adesso rappresentano tutto il fondo di tutti i miei quadri: legno, colla, tela e gesso.

Pascal Catherine, La Gulfa

Marga: Tiziana, parlami pure tu di tecnica!

Tiziana: La mia tecnica, da un po’ di anni, è sempre un impasto polimaterico anche se, ultimamente, sta diventando meno evidente o comunque meno degli anni precedenti. Prima, infatti, c’erano maggiori effetti tridimensionali realizzati con impasto polimaterico misto a stucco che, in alcune parti rendevano la pittura dei piccoli bassorilievi. Pian piano, cambiando la tavolozza, è cambiata anche questa cosa, anche se la matericità in alcune parti della tela rimane sempre. Quello che sto cercando di non fare più è inserire le figure con un margine di confine, io le voglio smembrare dai loro contorni perché secondo me si dovrebbero fondere con il fondo. Non devono essere trattenute da questo figurativismo, devono, sì essere riconoscibili come figure realistiche ma non eccessivamente proprio come nell’opera “Frammenti di donne e generazioni”, come se fossimo dei frammenti di noi stessi, mi piace questa idea.

T. Viola-Massa, Frammenti di donne e generazioni

Tempo fa proprio una curatrice mi disse che io prendevo spunto dalle icone bizantine, ma le mie è come se fossero delle icone frammentate e l’oro, mai messo con la foglia come si fa normalmente, è sempre frammentato. Mi piace questa frammentazione delle persone perché, secondo me, ognuno di noi non ha una visione completa di tutti o di se stesso così mi piace vedere le persone sotto sfaccettature diverse. E credo, col tempo, che arriverò a una sintesi maggiore ossia smaterializzare sempre di più la figura, rendendo riconoscibile sempre una parte che sia uno sguardo, un volto, una mano ma tutto il resto si deve muovere attorno. La ricerca continua  e non so quando ci arriverò.

Marga: A proposito di passioni e sensazioni forti evocate, cosa provi, Pascal, quando finisci un quadro? Magari quando finisci un quadro sofferto perché, a causa del maltempo, hai dovuto interrompere più e più volte?

P. Catherine, Il Lago Arancio e la volpe pescatrice

Pascal: Io in genere sono molto contento perché, siccome vado fuori, ci sono quasi sempre degli aneddoti per ogni quadro da raccontare: certe volte, per esempio, sono venute delle persone a trovarmi, certe volte sono venuti animali; una volta, ad esempio, d’estate, ho dipinto una donnola che mi è passata tra le gambe, certe volte bisce, uccelli. Succede sempre qualcosa.

Ogni quadro è come una piccola avventura che prende fine ma è una fine dove uno è sazio del posto perché l’ha vissuto pienamente. È una bella sensazione. E poi c’è il piacere di riiniziare un’altra esperienza.

Marga: E tu Tiziana?

Tiziana: Sazietà forse è la parola più adatta perché è proprio come quando mangi e ti senti pieno, è proprio così. Ho finito e sono soddisfatta di avere realizzato quello che volevo. È proprio benessere, che prima invece non c’era perché durante la realizzazione non c’era questa sensazione ma verso la fine la trovi….ma dura poco però (ride)!

Marga: Rimaniamo a Tiziana e alle 3 opere inserite ne “La grande cuvée” visitabile in questi giorni da IMQ Immobiliare a Palermo, dove ora ci troviamo. Sono tutte e 3 incentrate sul tempo, il tempo prevale in ogni elemento.

Le 3 opere di Tiziana Viola-Massa per “La grande cuvée”

Tiziana: Per me è un’angoscia il tempo! Negli ultimi anni è un compagno inesauribile di vita, lo metto sempre, è un amore-odio verso il tempo perché mi angoscia e ne vorrei di più, mi sento di averne poco, c’è sempre poco tempo per fermarsi un attimo. L’unica occasione in cui mi fermo è proprio quando dipingo. Ultimamente per me il tempo è l’angioletto-diavoletto sulla spalla che sta sempre in agguato. Ho un rapporto con il tempo non molto sereno e quindi lo rendo meno triste riportandolo anche in maniera ironica sulle opere. E infatti l’opera delle tre donne propone tre immagini di noi stesse ritratte in tre fasi della nostra vita ma, al contempo, è un omaggio alle tre generazioni che ognuno di noi ha avuto, è un omaggio a tre visioni del tempo e i cucù sono ironici perché sono il conflitto del rapporto tra l’uomo e la donna anche, se tu li vedi insieme perché non si fermano mai ad ascoltarsi e quindi è come se dicessero “Fai silenzio, ascolta il tempo”, cosa che non facciamo quasi mai.

Marga: Pascal, l’elemento principale delle tue opere è la natura, anzi un paesaggio siciliano antropizzato perché solcato dai segni del lavoro dell’uomo su di esso. E’ evidente che l’uomo lo modifica, ma l’uomo non c’è mai…o ci sei tu che guardi ed è quello l’uomo che compare nella tua natura?

Ficus e palma, una delle 3 opere in mostra di Pascal Catherine per “La grande cuvée”

Pascal: Ci sono sì le tracce dell’uomo, anche se alle volte ci sono stati pure uomini nei quadri. Potrei dare questa spiegazione: una volta sono stato in Ucraina e ho notato che lì dispongono di pochissimi mezzi meccanici per lavorare la terra e si vedono più vicini alla terra e più in armonia mentre qui, in Sicilia, gli imprenditori agricoli si muovono dentro dei trattori e sono completamente staccati dalla natura. Quindi includere queste figure nei quadri sarebbe dare una nota un po’ contraddittoria, potrei farlo e alle volte l’ho fatto ma questo aspetto non mi piace più di tanto. Se dovessi andare in paesi africani o indiani o paesi dove l’uomo vive più in armonia con la natura potrei includerli dentro. Io stesso ci ho riflettuto molto sopra e ho concluso che io faccio quello che mi piace e voglio anche rappresentare i problemi dell’agricoltura e come cambia e si trasforma il paesaggio che è come la pelle di un essere vivente e proprio per far prendere coscienza che è un essere vivente. Per esempio, quando tagliano un albero, il tronco e  quello che ci sta intorno testimonia tanto: quanti anni aveva l’albero, se ci sono stati periodi di siccità, più o meno si riesce a ricostruire le diverse condizioni climatiche col passare del tempo.

Marga: Ultima domanda! Vi chiedo, sempre se lo volete, di dare un suggerimento all’altro, un consiglio, qualcosa.

Pascal: Giustamente io apprezzo molto il lavoro degli altri perché ti fa entrare in uno spazio diverso dal tuo, io mi rilasso a guardare le opere degli altri ma dare un suggerimento no. Io potrei dare magari un suggerimento tecnico a chi è agli inizi ma oltre a questo non posso dare.

Tiziana: Anch’io. Siamo due mondi così diversi. Io sono affascinata dalla natura però vorrei avere l’occhio che ha lui nell’osservare la natura, occhio che io ho per altro. E’ una cosa che mi piacerebbe perché io i paesaggi li ho fatti, ma mi piace più guardarli. Forse non ho un rapporto con la natura come te, Pascal,  viscerale, e quindi forse è per questo che non trovo un senso di appagamento in questo. Però quando ti guardo mi sento nella pace più assoluta ma non mi sento proprio di darti dei consigli.

Marga: Grazie!