Parlando di Aneris, piccola sirena ribelle: intervista a Giovanna Fileccia!

E così

Mi ritrovai bloccata

In una vita non mia

Mentre la lumaca,

col filo di bava,

usciva dal tranquillo viale

dell’andare sicuro,

avviandosi libera

per la sua strada.

Ed io

Scaraventata nel guscio

Vissi al suo misero posto.

E ancora dimoro in porto sicuro

Dove il coraggio è nato già morto.

(dalla poesia Guscio di lumaca di Giovanna Fileccia)

Patri di mari e matri d’acquarrena

Vogghiu addivintari figghia di sirena

(da “Aneris, piccola sirena ribelle” di Giovanna Fileccia)

Aneris, nella rappresentazione in fiber art di Giovanna Fileccia

Sabato 19 novembre 2022, nell’incantevole location della Gam di piazza Sant’Anna a Palermo, Giovanna Fileccia, all’interno di Illustramente, festival dell’illustrazione e della letteratura per l’infanzia giunto alla sua X edizione, ha condotto un laboratorio per adulti e per bambini intorno e a partire dalla sua “Aneris, piccola sirena ribelle”, fiaba appena pubblicata dalla casa editrice L’Inedito Letterario, e che finora è stata presentata al Museo D’Aumale di Terrasini e, a Palermo, presso l’Associazione “Colori Siciliani – Arte, Intercultura Eventi”.

Aneris, piccola sirena ribelle” ha per protagonista una sirena, minuscola quanto un granello di sabbia ma dalla grandissima intraprendenza, che recitando una speciale formula magica in siciliano, è in grado di crescere e viaggiare per mari e, forse, per oceani, a scoprire il mondo, le sue meraviglie ma, come il retro di una medaglia, le sue brutture. Ma null’altro vi svelo perché sabato pomeriggio l’ho incontrata e cogliendo la perla al balzo,  l’ho intervistata! Ecco cosa mi ha raccontato!

Marga Rina: Perché questa sirena si chiama Aneris?

Giovanna Fileccia: Perché Aneris (e sorride)…dovevo darle un nome e nessuno mi andava bene e ho avuto quest’idea di utilizzare lo stesso nome della sirena e solo chi se ne accorge lo capisce, lascio al lettore il compito di scoprirlo!

Ho scelto questo nome perché io non voglio dire la verità piena, voglio che nell’iniziale A e nella finale S si racchiuda tutto il mondo di questa piccola sirena.

Una delle scene della fiaba secondo la fiber art di Giovanna Fileccia

Marga: Ho provato ad anagrammare, ma Aneris non è l’anagramma di Giovanna! Quanto c’è di Giovanna Fileccia nel personaggio di Aneris?

Fileccia: Ci sono i modi di fare, c’è la ribellione, questo non stare dentro la conchiglia, proprio come racconta già questo desiderio di uscire fuori la poesia “Guscio di lumaca”, che fa parte della raccolta “La Giostra dorata del Ragno che tesse” (Ed. Simposium, 2015). Però Aneris è più evoluta di me perché lei non solo ha il coraggio di ribellarsi…

Marga: Anticipi così la mia terza domanda! Cosa vorresti avere di Aneris tu, Giovanna Fileccia?

Fileccia: Io vorrei la sua risolutezza, la sua costanza nel perseguire la sua idea, il suo desiderio di libertà perché è facile avere un desiderio però, poi, metterlo in pratica diventa più difficile.

Marga: Aneris è una sirena ma anche Ariel lo è.  Hans Christian Andersen ti ha ispirato per il tuo personaggio?

Fileccia: No, assolutamente. Aneris nasce dal voler dare voce a un mito che ha delle basi diverse di Ariel tanto che, per scrivere questo libro, io ho fatto una serie di ricerche e studi approfonditi sui miti e le leggende delle sirene. Aneris diventa simbolo non soltanto di quello che, per l’immaginario collettivo, rappresentano le sirene ma anche ciò che vede con gli occhi di una qualsiasi persona di oggi nel mondo. E anche il suo modo di essere è ciò che ognuno oggi dovrebbe attuare nell’avere un’idea e perseguirla senza avere paura di esporsi.

Una scena della fiaba per la fiber art di Giovanna Fileccia

Marga: Sirena e Ulisse. Nell’Odissea le sirene sono mostri alati tentatori, la tua Aneris è una pacifica creatura marina. Ma Aneris ha molti lati in comune, invece, con Ulisse: entrambi, per esempio, condividono il valore della famiglia. Aneris si potrebbe paragonare ad una “Ulisse femmina”? In quanto a disavventure e mostruosità di vario genere ne incontrano tanti entrambi nel loro peregrinare….

Fileccia: Sì. Io penso che in qualsiasi fiaba ci sia sempre un Ulisse al femminile perché quasi tutte le eroine delle fiabe sono dei piccoli viaggiatori perché percorrono una via, compiono un viaggio e così fa anche Aneris. Non potrebbe esistere una storia, soprattutto per bambini, senza un viaggio. Aneris lo fa in doppia veste: prima quando è piccolina e dentro la conchiglia, quando vive col popolo dei sirenidi e poi, quando diventa grande e adulta e nel suo massimo splendore, lei percorre tante avventure e vede tante cose e si fa trasportare dalle correnti e da ciò che c’è nel mondo, lo guarda con occhi nuovi in modo che chi legge, il bambino ma anche l’adulto, possa vederlo con occhi nuovi.

Marga: L’episodio dei barconi è parecchio toccante…

Fileccia: In questo caso ho voluto raccontarlo, cosa che ho già fatto in Marhanima (Ed. Simposium, 2017) attraverso la poesia, ma con parole che non fossero esageratamente forti perché la drammaticità fa parte del mondo così anche l’amicizia, che vanno entrambe raccontate.

Marga: Com’è nata l’idea di alternare italiano e siciliano? Le parti in dialetto sono bellissime e pare sminuente leggere prima in siciliano, poi in italiano.

Marga Rina e Giovanna Fileccia con Aneris!

Fileccia: Lo so. Ma infatti le parti in italiano sono solo per chi non è in grado di comprendere il dialetto. Questa alternanza nasce perché Rosanna Maranto, direttore artistico di Illustramente, nel 2019, mi affidò il compito di scrivere una fiaba che avesse per protagonista una sirena perché quell’edizione di Illustramente,“Quando le sirene avevano le ali, radici per volare insieme”, era dedicata alle sirene. Questa sirena avrebbe dovuto richiamare i miti e le leggende della sirene del Mediterraneo e avrebbe dovuto avere dei piccoli riferimenti in siciliano. Sarebbe dovuta essere, in origine una poesia breve ma a me nel giro di pochi giorni venne in mente questa trama che ha subito pochissime variazioni fino alla definitiva pubblicazione per L’inedito.

Marga: Grazie!

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