Recensione in libertà: Oggetti in terapia e Marhanima di Giovanna Fileccia

Ho incontrato per la prima volta Giovanna Fileccia durante la rassegna LibrOvunque, nel corso della quale ha presentato “Oggetti in terapia”(Ed. Scatole Parlanti), romanzo dentro il quale mi sono presto fiondata perché già le poche righe sulla trama che avevo letto qua e là mi avevano molto incuriosita. Protagonisti inconsueti di questo libro sono oggetti che quotidianamente usiamo o troviamo nelle nostre case, oggetti che, grazie all’estro di Giovanna Fileccia, diventano soggetti parlanti che confessano a Orologio a Pendolo, terapeuta sui generis, i loro problemi e le loro tensioni esistenziali per trovare un conforto e/o una soluzione. Entrerò nello specifico di uno solo dei personaggi – in cui forse mi rivedo! – perché a me ha conquistato tantissimo Cerchietto per capelli lunghi, timido, anonimo, alquanto malridotto perché smangiucchiato alle estremità dalla bambina che lo indossa e, soprattutto, invidioso di altri cerchietti decorati di perline, farfalle o varie decorazioni. Di certo è utile ma di semplice plastica dura marrone che troverà un’occasione di rivalsa, un’occasione semplicissima per emergere e distinguersi…sapete quale? Leggete “Oggetti in terapia” e lo scoprirete!!!

E’ un romanzo corale, popolato di personaggi alquanto inconsueti ma molto antropizzati, dai tratti caratteriali ben definiti. Più che un romanzo oserei definirlo una densa favola moderna, che non contiene una morale sola, ma dalla quale ne affiorano invece tante, ogni lettore trova la sua o le sue.

E non a caso ho scritto affiorare perché, poco dopo aver letto “Oggetti in terapia”, mi sono subito immersa tra le pagine di “Marahanima” (Ed. Simposium), testo poetico cadenzato da alcune sorprendenti opere tridimensionali di Poesia Sculturata di Giovanna Fileccia. “Marhanima” è un poema che odora di mare, è un grande inno dedicato ai suoi elementi e alle sue creature che affiorano come una Venere dal suo scoglio terrasiniano. È un’ode alle creature che popolano le acque – anemoni, pesci, pescatori e bagnanti-  e che, grazie a Giovanna Fileccia, riescono ad avere voce, proprio come urlano a gran voce i suoi oggetti in terapia.

Ed ecco il punto di contatto che ho trovato tra due opere apparentemente differenti per stile e per temi. Entrambe sono opere corali, entrambe sono popolate di oggetti divenuti a pieno titoli soggetti testimoni di questa contemporaneità che vogliono dire la loro, ognuno con la sua lingua, una lingua parafrasata egregiamente dalla poliedrica Giovanna Fileccia, che si fa interprete sinestetica.

Curiosi eh?

Questo contributo ha voluto avere la parvenza di un post-recensione ma per cogliere appieno l’universo creativo di Giovanna Fileccia, vi esorto a leggere i suoi testi,a visionare le sue Poesie Sculturate e a visitare il suo sito web!