Intervista all’Uomo della Luce: Pierdonato Taccogna

«Il colore è la tastiera, gli occhi sono il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che suona, toccando un tasto o l’altro, per provocare vibrazioni nell’anima.”

Wassily Kandinsky

Buon pomeriggio, cari Follower! Come ho anticipato ieri sera sulla pagina Facebook di Panormitania, oggi pubblico un’intervista davvero stellare a quello che, nel titolo del post, ho definito come “L’uomo della Luce”: Pierdonato Taccogna.

Pierdonato Taccogna è il giovane artista pugliese che dalle ore 19 di domani, sabato 18 marzo 2017, presso lo spazio espositivo Giuseppe Veniero Project di Palermo, esporrà  la sua mostra personale dal titolo ”The secret of light”(per altre info vi rinvio al link di presentazione).

Come egli stesso mi ha raccontato pochi giorni fa mentre era intento a ultimare le opere dell’esposizione (quasi tutte rigorosamente nascoste al visitatore improvvisato o blogger curioso accorsi in galleria anzitempo!), “The secret of light” riunisce opere tutte incentrate sulle fasi di nascita di una stella e su quelle di morte di una stella e “non sulle fasi centrali, del plasma perché in questi passaggi la luce è fissa”: all’artista di Triggiano “attirano le particelle e le scintille, che sono più evidenti quando atomi e molecole si attraggono per costituire la stella, o all’inverso si separano quando si ha la scomposizione della stella”: in questi due momenti, infatti, la luce è molto viva e assume colorazioni assai varie ed accese ed è questa ricerca della Luce e delle sue svariate “declinazioni” a permeare totalmente e ad essere quasi un’ossessione, in questa fase, per  l’attività artistica di Taccogna.

Da un lato il visitatore ammirerà, quindi, nebulose interstellari e supernove, delle vere e proprie tavolozze multiformi e coloratissime, dovute però non solo agli ammassi di gas delle quali sono costituite, ma soprattutto al tocco magico del meticoloso artista pugliese che non solo dipinge ma, ancor prima, crea egli stesso i colori mischiando oli e pregiate polveri; dall’altro potrà osservare i buchi neri, dei veri buchi spaziali che risucchiano la materia e persino la luce e che designano la morte di una stella.

Invitandovi a visitare “The secret of light”, della quale pubblicherò solo qualche scatto per continuare a mantenere la nebulosa di mistero che la circonda, leggetevi di seguito l’intervista che mi ha gentilmente rilasciato.

Come vedrete, emergerà soprattutto la figura di un giovane uomo entusiasta dei suoi affetti e di quello che crea, una persona fermamente convinta che la luce possa realmente illuminare i nostri e il suo sorriso e la vita di ognuno di noi: molto probabilmente per Pierdonato Taccogna quello di light e life è un binomio inscindibile.

Marga Rina: Sei un grande appassionato di astronomia?

Pierdonato Taccogna: Sì, e questa passione è nata in un’occasione particolare. Io prima lavoravo sulla composizione della materia e già prima ero attirato dal fatto che la luce penetrava nei luoghi, colpiva una zona mettendone appunto in luce queste “particelle” elementari.  Un giorno, nell’ottobre scorso, ho incontrato Giuseppe Carli, il curatore di “The secret of light”, e mi ha messo davanti un libro di astronomia dicendomi “Guarda!”. Mi ha letteralmente aperto a questo mondo, a questo universo ecco! E da quel momento tutto ciò che io immaginavo, tutte le particelle, i toni, i colori che io ricercavo ho scoperto che facevano parte dell’Universo. E, allo stesso tempo del mio mondo! Quello che io riproduco sulle tele è una versione realistica arricchita da quello che io immagino accada.

M.R.: E’ stato, quindi, Giuseppe Carli a darti gli input di questa mostra?

Taccogna: Sì, è stato Giuseppe Carli ha iniziare questo connubio nel 2015. Mi trovavo a una Fiera, qui a Palermo, e in quell’occasione l’ho incontrato ma abbiamo scambiato solo quattro chiacchiere.  Siamo rimasti in contatto nei mesi successivi ma sono tornato a Palermo nell’ottobre scorso dove è nata l’idea di “The secret of light”, come prima ho accennato.

M.R.: Proseguiamo con la tua biografia e con un evento che pare avere segnato sia il tuo percorso artistico, sia la tua esistenza. Sul tuo sito internet è riportato che “una particolare esperienza dell’artista, vissuta nel 2005, che lo ha portato ad indagare il mondo fuori dal reale, ricercando quei bagliori e quelle evanescenze tipiche della sfera subconscia e vivendo in prima e in terza persona visioni comprensive di suoni e profumi, quasi come se fossero dei flash ultraterreni”

Cosa è successo?

Taccogna: Nel periodo di Pasqua del 2005, quando avevo 15 anni, il mio ex mister di calcio iniziò a star male e gli diedero un mese di vita a causa di un tumore.  Io presi malissimo la notizia e iniziai a stare male. A lui, anche se non andavo più agli allenamenti di calcio ero molto legato e gli sono molto legato ancora di più adesso:  somigliava a una specie di generale, di comandante che dava ordini. La cosa simpatica era che, quando facevamo le partire, magari non vincevamo ma come prestazione fisica eravamo unici.

Il giorno della sua morte, mentre da Bari, dove andavo a scuola, tornavo a Triggiano, avevo parlato coi miei amici di come era il mister e di quello che faceva. Arrivai in paese e appresi la notizia dai manifesti che tappezzavano il paese. Era giovedì. Io sono esploso, sono esploso internamente, ho cominciato a piangere e tornai a casa perché mia madre mi venne a prendere, non ce la facevo da solo a tornare a casa.

Il sabato, era giorno 17, ci fu il funerale: il 17 era il mio numero di maglia di quando facevo calcio ed è sempre stato il mio numero fortunato, ho conosciuto la mia fidanzata Graziana un giorno che era venerdì 17.

Andai al funerale con mio padre e subito dopo al cimitero: finchè non lo vidi, stentai a crederci che non ci fosse più ma quando lo vidi, ebbi il colpo di grazia. Ho trascorso sabato e domenica a piangere e urinare ed ero arrivato al punto di essere molto disidratato. Sono andato in ospedale e pensavano mi dopassi, dato che nel 2004 avevo lasciato il calcio per dedicarmi al body building. Mi fecero gli esami antidoping ma non riuscivano a capire l’origine del problema. Un altro mister di calcio, che faceva anche l’informatore medico, mi vide e si recò dai medici appurando se si erano resi conti che ero diabetico. Sono stato trasferito dall’ospedaletto di Triggiano all’ospedale di Bari che ero già in coma.  Tutte le fasi che io ora sto descrivendo mi sono state tutte raccontate perché io non ero cosciente di nulla. Io ero in condizioni critiche e malgrado le cure non stavo meglio. I medici a tal punto hanno detto a mia madre “Aspettiamo 48 ore, dopo di che stacchiamo le spine”. Il 21 di aprile c’è stata una sorta di mio ritorno alla vita: mi sono sentito chiamare dal mister nel modo che lui usava, un “Oooh” assai deciso che richiamava all’ordine. Io sentendolo mi sono risvegliato dal coma. Da allora mi sono sempre chiesto cosa devo fare per ringraziarlo, cosa devo fare per lui e ho intuito che mi voleva far capire che dovevo dipingere. Anche questa mia ricerca della luce è collegata al mister, la mia è una ricerca della luce che deve dare forza, deve illuminare e scaldare e anche la materia coi suoi colori vivi si deve caricare di questa luce.

M.R.: “The secret of light” fa pensare a un vaso di Pandora da scoperchiare e dal quale tirare fuori una sorta di tesoro. Qual è per te questo segreto? Tu dove vuoi arrivare con questa ricerca?

Taccogna: Non ho un limite né un obiettivo. Io non mi pongo un limite di cosa sarà o di cosa dovrò fare, accetto quello che viene. Io sono molto legato a una questione di segni che la vita abitualmente ci dà o vuole che leggiamo e interpretiamo. Ad esempio, se oggi ho il desiderio di dipingere qualcosa, lo faccio. Nella mia vita precedente accadevo spesso che, se organizzavo qualcosa, non succedeva.  Adesso colgo i segni e siccome il mister si è fatto sentire più volte e più volte ho preso determinate decisioni, qualsiasi cosa io riesco a captare, subito dopo agisco e mi lascio trasportare.  Io non so dove arriverò ma so che devo andare.

M.R.: A quale artista ti ispiri o quale artista consideri un tuo modello?

Taccogna: Se penso a un modello penso sempre a Tiziano Vecellio, che è un pittore del manierismo ma non è manierista, come scrivono tutti i libri di Storia dell’Arte e che ha avuto una vita molto varia e che fino agli ultimi giorni ha dipinto. Ha amato dipingere la sua vita, la bellezza, la sua luce ecco. Io lo considero modello sia come pittore, sia come uomo. Mi piace anche molto il suo tipo pittura: la sua era una pittura tipicamente veneta e come accadevo a lui a me non piace disegnare sul supporto, a me piace dare forma alla materia solo mediante il colore. A me piace poi moltissimo creare telai, creare la tela, preparare i colori, perché voglio che sia tutto mio. Questo è il mio massimo pensiero verso Tiziano.

M.R.: Come lavori quando sei nel tuo studio? Io ti immagino solo, in piedi magari con un sottofondo musicale che ti muovi da un angolo all’altro in cerca di angolazioni adatte. Ho ragione?

Taccogna: Sì, il quadro è chiaro! Uso una pezza per ogni colore, un pennello per ogni colore, anche il diluente per un unico colore perché ogni colore deve essere intenso. Il processo lavorativo consiste nello stratificare colore con colore e accade spesso che un quadro inizi in una maniera, cambi a metà, cambi a tre quarti e alla fine torni com’era prima!

Mi chiedono spesso come mai il mio lavoro ha queste evoluzioni così particolari per poi tornare come era al principio e io rispondo che l’opera non è mai com’era al principio perché, dopo tutta la stratificazione di colori, quelli finali sono più vivi, più accesi di prima.

M.R.: Quanta Palermo c’è in questa mostra?

Taccogna: C’è tanta Palermo perché vengo qui dal 2015 e ogni volta che torno è un’emozione, mi lascia sempre tanta gioia. La cosa che più mi piace fare quando sono a Palermo è andare in giro non tanto per i musei ma per i mercati, per i vicoli e per potere stare in mezzo alle persone, tutto qui mi trasmette molta gioia. Lo stesso Giuseppe Veniero mi ha detto che, per i colori che uso, Palermo ci sta tutta in queste opere. Anche negli acquarelli, che all’inizio dovevano essere una piccola selezione, ho iniziato a giocarci e sono diventati tantissimi perché c’è tanta Palermo. Purtroppo e dico purtroppo Palermo mi piace e tanto. Anche Triggiano mi piace, lì c’è tanto verde e se percorro qualche chilometro raggiungo pure il mare. Ma Palermo la amo, Palermo è troppo bella.

M.R.: Quali sono i tuoi progetti futuri? Aspetti il mister che ti dia qualche segno?

Taccogna: Esattamente! Al momento non lo so, lascio tutto scorrere. Quello che, però, mi preme fare tornato a casa è lavorare a una grande tela, ci sto pensando da qualche giorno. Aspetto che viene lui e vediamo che mi dice!

2 Risposte a “Intervista all’Uomo della Luce: Pierdonato Taccogna”

  1. Per il momento auguri piccolo ma grande uomo artista. Voglio capire bene il percorso che ti sei dato e poi discernere colloqui inerenti ai risvolti certamente interessanti che la tua irrefrenabile motoria e produttiva vena creativa oggi propone. A dopo caro Pierdonato. Goditi questo meritato Vernissage e nuovamente auguri piccolo ma grande uomo artista.

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