Dove i vivi incontrano i morti: visita alle Catacombe dei Cappuccini di Palermo

In questa vita la cosa più seria è la morte; ma neanche quella più di tanto” (Arto Paasilinna)

In questi giorni sto leggendo “Piccoli suicidi tra amici”, un piccolo grande romanzo intriso di comicità noir del finlandese Arto Paasilinna: ho iniziato a leggerlo, quasi per caso – c’è chi, invece, sostiene che il caso non esista, che il destino di ognuno di noi sia già stato scritto e che non dobbiamo far altro che accettarlo – in un momento delicato e di grande scoramento proprio perché volevo darci un taglio, va! È la storia di un gruppo di finlandesi – che, per partito preso, la maggior parte crede tristi, introversi e malinconici! Beh, col clima che si ritrovano poi! – aspiranti suicidi che, a un passo dal farla finita, torna sui suoi passi e ricomincia ad amare la vita…non avevo intenzioni suicide ma, coi tempi che corrono, non c’è tanto da stare allegri, lo sapete bene (avete, a proposito, letto i versi che ho dedicato a Parigi poco dopo gli attentati del 13 novembre 2015?).

Tornando al libro, ve lo consiglio perché è di una tragicità comica davvero ineguagliabile!

Dopo i consigli bibliografici, ecco l’immagine di un’opera dell’artista danese Lauritz Andersen King, oggi custodita allo Statens Museum for Kunst di Copenaghen, dal titolo “Three Skeletons in Capucin Monastery near Palermo” (1894), che ho avuto modo di conoscere grazie al gruppo di FacebookDipingere Palermo”:

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L.A. King – Three Skeletons in the Capucin Monastery near Palermo” (1894)

Sembra una foto scattata ieri ma è, in verità, un dipinto di quello che resta di tre scheletri conservati alle Catacombe dei Cappuccini di Palermo, che proprio ieri pomeriggio, sotto la guida di uno dei membri dell’associazione “Palermo Aperta a tutti”, la vostra Marga Rina ha visitato.

Le Catacombe dei Cappuccini sono sorte a Palermo quasi per caso, dopo che questa confraternita si stabilì in città nel lontano 1534. Per seppellire i cadaveri dei deceduti i frati avevano scavato una fossa comune nel tufo, dove li calavano avvolti da un semplice lenzuolo. Quando non ci fu più posto, i Cappuccini decisero di dotarsi di un cimitero più grande ma, all’atto di translare i resti dei frati già seppelliti nella fossa, scoprirono che 45 corpi erano quasi intatti perché avevano subito una mummificazione naturale!

Da quel momento i frati cappuccini decisero di deporre altri corpi nei corridoi sotterranei delle loro catacombe…o almeno quelli che potevano pagare le spese per l’imbalsamazione ossia membri di famiglie altolocate! All’inizio, infatti, la mummificazione avveniva naturalmente ma, col tempo, i frati perfezionarono le loro tecniche di conservazione fino a una vera e propria imbalsamazione e mummificazione: nei due colatoi, uno dei quali è ancora visibile, ponevano i corpi dai quali lasciavano appunto colare i liquidi interni , dopo di che li trattavano coi bagni di arsenico o latte di calce.

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Quanto costava nel 1837? Imbalsamare un uomo costava 12 once (circa 1000 euro attuali), una donna 10: mentre i primi erano deposti in nicchie in posizione verticale, le donne erano sistemate in posizione orizzontale.

Sono, poi conservate numerose le famiglie con genitori e bambini, spesso vittime di epidemie di colera, adagiate come se la morte non li avesse strappati dalle loro consuetudini.

Come ha ben evocato la guida di “Palermo Aperta a Tutti”, fino a metà Ottocento era “normale” recarsi alle catacombe a visitare i cari defunti a pettinare i loro capelli, lavare loro i denti e parlare loro all’ombra di una candela…perché essere seppelliti alle Catacombe dei Cappuccini era l’occasione – riservata,  invero, a pochi ricchi – di non recidere il filo che separa la vita dalla morte ma l’occasione di continuare a tesserlo. La vostra Marga Rina si è, infatti, stupita dal notare come, in una domenica pomeriggio qualsiasi, fossero abbastanza numerosi e soprattutto giovani i visitatori delle Catacombe: la morte è nel destino – e lo ritiro in ballo! – di ognuno di noi, non sappiamo quando e non sappiamo come ma l’idea di assicurarci una quasi certezza di continuità affascina e attrae.

Questo peculiare cimitero fu chiuso ai morti nel 1880, salvo riaprire nel 1920 al cadavere della piccola Rosalia Lombardo, oggi custodita in una teca di vetro e metallo e nota come la “mummia più bella del mondo” perché trattata con una specialissima tecnica di mummificazione sperimentata dal non medico ma sperimentatore Alberto Salafia.

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Il palermitano medio visita le Catacombe dei Cappuccini almeno una volta nelle vita per i motivi più svariati: spesso è una curiosità macabra, spessissimo, come è accaduto alla vostra Marga Rina, per riflettere su cosa è importante hic et nunc  e su cosa vorremmo che fosse quando i nostri corpi e le nostre anime – per chi crede nella loro esistenza – lieviteranno via. Di certo, il pensiero che uno sconosciuto si faccia un selfie mentre abbraccia un mio teschio non mi farebbe impazzire di gioia ma sarebbe comunque un modo per eternarmi, no?

Per concludere, vi segnalo di seguire la pagina facebook di “Palermo Aperta a Tutti”, un’associazione no profit che si occupa di bambini con disabilità ma che, amando Palermo, organizza periodicamente passeggiate guidate per stimolare gli aborigeni a meglio conoscerla.

Alla prossima!