Bare, misteri e crisi…che terzetto!

Oggi la vostra Marga Rina, come, di tanto in tanto, era solita fare nel vecchio alloggio di Panormitania, ha deciso di scrivere una sorta di post – riflessione a partire da una fantomatica…leggenda siciliana! Giorni fa, infatti, ella (essa sarebbe meglio scrivere!) ha trovato su una bancarella “Leggende di Sicilia”, una raccolta di storie locali rimaneggiata da tal Giuseppe Foti, allievo del più noto demopsicologo e omonimo Pitrè.
Sfogliando queste leggende, a colpirla è stata “La bara misteriosa”…ci diamo all’horror, eh? È la breve storia di una povera famiglia e di una bara magica in un’ambientazione quasi gotica…vi piacerebbe ve la scrivessi?
Mentre medito se lasciarvi insoddisfatti e incuriositi solo per il gusto di farlo – non ci sono tracce sul web, ho controllato! – vorrei brevemente soffermarmi sulla parte introduttiva, perché mai nulla fu così attuale.
Ci troviamo in uno dei tanti “paesucci lontani e abbandonati” – chiara è la licenza poetica del Foti dato che avete mai sentito un siciliano usare il termine paesuccio? – che vive di sola agricoltura e che si trova in piena annata di penuria e di fame: visi smagriti popolano le vie del paesuccio, non c’è niente o quasi da mangiare al punto che si contendono agli animali qualche tozzo di pane duro o qualche “mala erba”. Tutto è miseria, fame e squallore…insomma, non somiglia un po’ al nostro Paese? Lasciamo perdere i “finti poveri”, quelli che hanno sì perso il lavoro o non ce l’hanno proprio ma non si fanno mancare nulla e che “piangono” all’occorrenza di fronte a chi reputano più fortunati di loro! Focalizziamoci su chi giornalmente rovista nella spazzatura…li avete notati? Ho visto gente che cammina armata per operare una ricerca più minuziosa…Mi fermo a questo esempio soltanto. Questa è povertà, questa è disperazione.
Tra la povera gente di questo paesuccio vive una famiglia formata da padre, madre e tre figlie. Il padre, sentendosi lacerare il cuore nel vedere moglie e figlie patire la fame, decide di lasciare il suo paesuccio e cercare fortuna altrove.
La famiglia giunge di notte nella città vicina e non sa dove alloggiare. Decide allora di accamparsi tristemente per strada ma una passante li esorta a trovare un riparo perché, a causa del freddo, potrebbero non superare la notte vivi. Segnala loro che, nelle vicinanze, c’è un palazzo abbandonato, nel quale la proprietaria non vuole proprio vivere perché…popolata dagli spiriti!
Disperati, assiderati e stanchi, decidono di rifugiarsi nel palazzo per la notte.
Che sarà successo secondo voi? Ebbene, a mezzanotte, le tre ragazze sono destate da un pianto rotto e amaro…il terrore si impossessa di due di loro ma non della terza, la quale si alza dirigendosi verso la stanza dal quale proviene il pianto… Suspence!!!!!!!

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Cosa vede entrando? Una bara circondata da candele accese e da prefiche vestite di nero che piangono sonoramente…
Ed ecco il colpo di scena! La ragazza, per nulla impaurita, dice loro: “Povere signore, avete molto pianto voi, e siete stanche e sfinite”…una cosa che dicono tutti quando sono di fronte a un gruppetto di spiriti no?
Quindi? Le invita a smettere di piangere in modo da farlo lei al loro posto! Altro che horror!
Gli spiriti, a mezza parola, spariscono e la ragazza si avvicina alla bara e che vede? E’ piena di monete d’oro!

Morale della favola? Sono spesso le paure a instillarci il coraggio per cambiare. Le crisi arrivano inaspettate ma sono cicliche, sono una sorta di prova iniziatica che, dopo l’impantanamento nelle sabbie mobili della stagnazione, ci deve spingere a fare una bella doccia…che altro v’aspettavate?
A presto!